Può esistere il futuro quando il passato è ancora presente?

Ogni sera, terminata la mia giornata lavorativa, mi interrogo sulla bontà del mio operato e mi chiedo se sono riuscita ad apportare il cambiamento nella mia vita e in quella delle persone che ho incontrato e con le quali ho lavorato durante la giornata.
Che cosa si aspetta da me il cliente tutti i giorni? Che cosa mi aspetto dai miei consulenti quando ad indossare i panni del cliente sono io?
Proviamo a pensare al significato del termine consulenza, ...il latino "consulere" ci aiuta.
E' l'azione del consultarsi, farsi consigliare per agire in maniera giusta.
Già questo è esaustivo se ci pensate, perché il significato del verbo spiega che l'azione della consulenza implica più attori con ruoli diversi, fissa un momento di analisi strategica, una definizione della tattica d'azione, e soprattutto l'orientamento ad un risultato altamente desiderato.
Come consulente, quindi, sono chiamata tutti i giorni a creare gioco di squadra con il mio cliente (imprenditore), e questi decide di investire la propria fiducia su di me al punto da portarlo a chiedermi un consiglio sul suo bene più prezioso: la sua azienda e la sua squadra.
Ma tutto questo a che pro? Per cambiare, per diventare migliori, per essere più felici.
Il miracolo del cambiamento...andare oltre all'individualità per generare un futuro più prospero per noi e gli altri.
Pensateci bene! Quando entriamo in un negozio per acquistare una maglietta, per quanto possiamo avere le idee chiare su ciò che desideriamo acquistare (e sarebbe già un buon punto di partenza essere in questa condizione), la cosa che più giustifica il valore dell'acquisto non è tanto il prodotto in sé, ma la capacità che ha il commesso, che in questo caso diventa il nostro consulente di immagine, di farci percepire un miglioramento attraverso la maglietta che tanto desideriamo.
Tutte le volte che cambiamo, lo facciamo per star meglio nell'ambiente in cui operiamo e quindi per renderlo migliore. Il cambiamento non nasce mai dall'individualità, ma nasce per generare collettività.
Ma allora, perché tutti abbiamo paura del cambiamento, quando in realtà è l'azione alla quale ambiamo ogni giorno?
Cambiare è il processo più spontaneo che esista in natura; la natura cambia alternando le stagioni, il corpo cambia in base al tempo, il genere umano e le specie animali si sono evoluti per non estinguersi.
La vita trova mille modi per educarci al cambiamento, ossia per spingerci a non accontentarci, a non accomodarci, ma a diventare sempre migliori, sviluppando nuove capacità e ambendo a nuovi orizzonti.
Quando viviamo il piacere del cambiamento, l'ignoto e la fatica non ci spaventano, quando viviamo il bisogno, le nostre insicurezze e paure ci ancorano al passato, fissandoci in uno stato di insicurezza ed inibendo le nostre azioni.
Allora ci raccontiamo che cambiare è difficile, è scomodo, è impossibile perché gli altri, il mondo, il sistema paese, nonostante noi vogliamo cambiare, renderanno tutto vano.... Alibi e nient'altro che alibi.
Siamo nati per cambiare, per generare innovazione, ma finché il passato sarà ancora presente nelle nostre teste, il futuro non potrà realizzarsi nelle nostre azioni.
Siamo nati per evolvere, perché questo alla fine è il cambiamento: esplorare la parte migliore di noi per ambire a nuovi orizzonti.
Iniziamo a vedere il mercato per quello che è.
Il mercato non può generare cambiamento se vissuto in ottica individualistica o speculativa, se invece impariamo a viverlo come un ecosistema di aziende che vogliono generare utilità l'una per l'altra, allora diventerà teatro naturale di miglioramento continuo.
Fai iniziare il futuro, inizia a cambiare.
Conosci te stesso!
Chiara Pulzato